A cura di Del Rosso Roberta
Il linguaggio non verbale
è un elaborato codice segreto che non è
scritto da nessuna parte, non è conosciuto da nessuno
ed è compreso da tutti.
(Edward Sapir)
Umberto Galimberti afferma: “Nello scambio comunicativo umano le componenti verbali e non verbali sono interconnesse al punto che alcuni autori ritengono artificiosa la stessa distinzione“.
Tipici del linguaggio non-verbale sono:
- I movimenti del corpo come i gesti, le espressioni del viso, gli atteggiamenti;
- I fenomeni paralinguali come il riso, lo sbadiglio, il pianto, i cambiamenti di tono, le pause e i silenzi;
- Le posizioni nello spazio come la distanza fra sé e gli altri;
- La sensibilità tattile e olfattiva che si determina a distanza ravvicinata;
- Gli artefatti come l’abbigliamento, il trucco, gli ornamenti.
“Le modalità di comunicazione non-verbale sono determinate dai fattori culturali e variano in relazione alla situazione psicologica del soggetto e alla persona con cui questi entra in contatto“. [Dizionario di psicologia, 1992].
Secondo Robert Dilts: “Solo circa l’8% dell’informazione comunicata in un’interazione è veicolata dalle parole e costituisce la parte ‘digitale’ dell’interazione. L’altro 92% viene comunicato non verbalmente, attraverso il sistema ‘analogico“.
Gli aspetti ‘analogici‘ della comunicazione comprendono il linguaggio del corpo, così come le informazioni veicolate dalla parte auditiva tonale dell’interazione, come il tono, il ritmo ed il volume della voce.
Per esempio, il modo in cui viene raccontata una barzelletta l’intonazione, le espressioni del volto, le pause, etc. costituisce spesso un fattore importante quanto le parole per renderla “divertente”.
La Comunicazione Non Verbale include segnali e indicazioni come le espressioni del volto, i gesti, la postura del corpo, il tono e le variazioni del ritmo della voce, e i movimenti oculari.

I segnali non verbali sono spesso dei “meta messaggi”, messaggi riguardo al contenuto verbale che viene espresso. Spesso determinano il modo in cui la comunicazione verbale viene ricevuta e interpretata”.
[Il potere delle parole e della PNL, 2004].
Se vogliamo capire le vere intenzioni degli altri e conoscere il loro animo, non dobbiamo ascoltare ciò che dicono, ma osservare cosa fanno.
[Francesco Alberoni, su Corriere della Sera, 2001]
Cosa s’intende con la parola comunicazione?
Come funziona? A cosa serve? Come comunicare in modo efficiente?
La comunicazione è uno “scambio interattivo tra almeno due partecipanti, che hanno reciprocamente intenzione e consapevolezza comunicativa e che condividono un determinato significato sulla base di sistemi simbolici e di segnalazione convenzionali stabiliti dalla cultura di riferimento”.
Per poter comunicare, devono verificarsi necessariamente tre condizioni:
- I soggetti devono essere almeno due, uno che produce un messaggio e l’altro che lo riceve. Questo scambio può essere diretto o indiretto, come vedremo tra poco.
- Ci deve essere un messaggio da comunicare, qualcosa “da dire”.
- Le persone devono poter comprendere il messaggio, quindi avere in comune un codice condiviso (stessa lingua).
…E il linguaggio non verbale?
La Comunicazione Non verbale (CNV) fa riferimento a un ampio insieme di comportamenti che possono o meno essere intenzionali, con la caratteristica che i segni implicati nel processo di codifica e decodifica sono di natura non verbale. Nonostante sia spesso sottovalutata la comunicazione non verbale, essendo più primitiva e diretta, è quella più carica di efficacia.
Nel momento in cui si dialoga, solo il 20% di quanto comunichiamo è veicolato dalle parole.
Il restante, l’80%, viene trasmesso mediante il linguaggio corporeo.
La comunicazione Non verbale può essere veicolata dai gesti, contatto fisico, movimenti, postura, espressioni facciali, contatto visivo, oggetti legati all’ abbigliamento, la prossemica.
La comunicazione non-verbale comprende:
- Sistema cinestesico (gestualità);
- Sistema prossemico (L’uso dello spazio);
- Sistema aptico (contatto fisico).
Le modalità di comunicazione non-verbale sono determinate dai fattori culturali e variano in relazione alla situazione psicologica del soggetto e alla persona con cui questi entra in contatto”.
[Dizionario di psicologia, 1992]

La selezione del Personale
Il linguaggio non verbale è essenziale nella selezione del personale: momento molto delicato per l’azienda.
Inserire una persona che non possiede i requisiti necessari, non solo può portare a una perdita di tempo e denaro, ma può anche essere causa di squilibri ai danni del gruppo di lavoro.
Quando parliamo, quando ci muoviamo, quando siamo in interazioni sociali, che cosa facciamo? Gesticoliamo, respiriamo, ci muoviamo in continuazione.
Essenziale è la tecnica del mirroring, che mira a riprodurre la comunicazione sia verbale, sia non verbale, del soggetto che ci sta di fronte, al fine di creare un rapporto di sintonia e di empatia.
Il termine mirroring deriva dall’inglese Mirror, specchio, e indica il modo in cui ci si specchia, quindi qualcosa che si riflette nei linguaggi o negli atteggiamenti fisici altrui.
Tutto ciò permette che le persone che entrano in contatto si sentano ben accolte, comprese.
Il mirroring può essere verbale, in cui il soggetto evidenzia le similitudini del linguaggio, o anche fisico, che si realizza mimando il linguaggio del corpo che l’interlocutore sta adottando in quel momento. Ciò consente un abbassamento delle soglie di difesa del soggetto e una capacità di ingresso emozionale.
La comunicazione è soggetta a distorsioni che dipendono sia da chi parla che da chi ascolta.
Insicurezza, timidezza, emotività incontrollata, determinano una comunicazione distorta soggetta a fraintendimenti.
Quando si instaura una comunicazione è importante non solo avere chiaro l’intento che ci spinge a parlare, ma anche essere presenti, osservando e dando attenzione a chi ci sta di fronte.
Comunicare non è solo trasmettere informazioni.
Si parla di qualcosa con qualcuno o meglio si parla con qualcuno di qualcosa: se si pone più attenzione a chi ascolta e meno a sé stessi, si può, pur con difficoltà, migliorare il rapporto qualitativo con il «pubblico».
Essere consapevole del potere del linguaggio non verbale e abbinarlo a una comunicazione verbale efficace non farà altro che migliorare il flusso di informazioni e ridurre le incomprensioni.

Lo scopo della selezione del personale è di individuare la risorsa che abbia i requisiti più idonei alla posizione da ricoprire.
In genere, oltre alle competenze tecniche, occorre individuare anche quelle trasversali: le cosiddette soft skills che ad oggi stanno rivestendo sempre più importanza.
La selezione del personale è un momento molto delicato per l’azienda: inserire una persona che non possiede i requisiti necessari, infatti, non solo può portare a una perdita di tempo e denaro, ma può anche essere causa di squilibri ai danni del gruppo di lavoro.
Per questo motivo, oltre al “classico” colloquio, è utile ricorrere alla somministrazione di test psicologici, da considerarsi essenziali in una selezione del personale.
Il colloquio sta andando male: come accorgersene?
Segnali del corpo: l‘interlocutore incrocia le braccia, sposta lo sguardo in giro per la stanza?
E’ evidentemente distratto.
Probabilmente il modo in cui si parla o cosa si dice non è abbastanza interessante. È preferibile attirare l’attenzione facendo una domanda intelligente.
Nomina altri candidati per la posizione: Se alla fine del colloquio si iniziano a mettere le mani avanti e si evidenzia che ci sono altri candidati interessati al lavoro è un modo carino per dire che non si è prescelti.
Diventa sbrigativo: se a metà del colloquio il selezionatore si prepara per andarsene, qualcosa è andato storto. Chiedergli onestamente se c’è qualche problema, potrebbe anche essere subentrata una emergenza.
Non chiede niente: durante il colloquio, o alla fine, il tuo interlocutore non ti fa nemmeno una domanda? Questo è un segnale d’allarme. Sembra non sia interessato, allora fai tu le domande: chiedi ad esempio quali saranno i prossimi step.
Non decanta l’azienda: se sei un candidato ideale, il recruiter presenterà l’azienda raccontando ed elencando tutti i pregi. Qualora questo non avvenga potrebbe essere un problema: bisogna sempre farsi trovare interessato.
Non chiede la disponibilità: se alla fine del colloquio il selezionatore non chiede da quando sarai disponibile, ci sono pochissime possibilità che ti richiami.
Non fermarti. Rilancia.
Non aspettare. Non sperare.
